Gli esegeti adottano punti di vista secondo le correnti di pensiero contemporanee. Tuttavia devono stare attenti ad alcune correnti come la teologia della liberazione.

La Teologia della liberazione nasce dopo il Concilio Vaticano II e dopo il ’68. Essa cerca di dare una chiave di lettura che nasce dalla situazione che vive il popolo. In questo modo commette un errore perché non si concentra su ciò che dice il testo nel suo contesto di origine. Essa si concentra essenzialmente sui testi biblici che parlano delle oppressioni del popoli e che ispirano ad una pressi che tende al cambiamento sociali. Secondo la Teologia della L., gli esegesi devono stare dalla parte dei poveri perchè Dio è il Dio dei poveri e la Bibbia è Parola di liberazione per i poveri. Se da una parte l’esegesi non può essere neutra, non deve nemmeno essere unilaterale. Alcuni esegesi, volendo adottare la teologia della liberazione, si sono persino ispirati ad analisi marxiste della società. Ci si è concentrati più su un’escatologia terrena, a detrimento di quella trascendentale della Scrittura.

Le scienze umane, come la sociologia, l’antropologia e la psicologia hanno aiutato gli esegesi nei loro studi

L’APPROCCIO SOCIOLOGICO

I testi religiosi sono legati con le società nelle quali hanno avuto origine. La spiegazione sociologica interpreta scientificamente la portata delle condizioni sociali di vita. La conoscenza dei dati sociologici che contribuiscono a far comprendere il funzionamento economico, culturale e religioso del mondo biblico è indispensabile alla critica storica, per fare un studio rigoroso. Il pericolo può essere quello di prestare più attenzione agli aspetti economici e istituzionali rispetto alle dimensioni personali e religiose.

L’APPROCCIO ATTRAVERSO L’ANTROPOLOGIA CULTURALE


L’antropologia culturale cerca di definire le caratteristiche dei diversi tipi di uomini
nel loro ambiente sociale.

Sulla base di diversi elementi si costituiscono delle tipologie e dei modelli,
comuni a parecchie culture.
Questo genere di studi può evidentemente essere utile per l’interpretazione dei testi biblici
ed è utilizzato per lo studio delle concezioni della parentela
nell’Antico Testamento, della posizione della donna nella società israelitica,
dell’influenza dei riti agrari, ecc.
Nei testi che riferiscono l’insegnamento di Gesù, per esempio le parabole,
molti dettagli possono essere illuminati grazie a questo approccio.
Questo approccio permette di distinguere meglio gli elementi permanenti
del messaggio biblico che hanno il loro fondamento nella natura umana,
e le determinazioni contingenti, dovute a culture particolari.
Tuttavia, come altri approcci particolari, anche questo è incapace, in se stesso,
di rendere conto dei contributi specifici della Rivelazione.
È opportuno esserne consapevoli al momento di valutare la portata dei suoi risultati.

APPROCCI PSICOLOGICI E PSICOANALITICI


Psicologia e teologia sono in dialogo tra loro.
L’estensione moderna delle ricerche psicologiche allo studio delle strutture
dinamiche dell’inconscio ha suscitato nuovi tentativi di interpretazione
dei testi antichi, e quindi anche della Bibbia. Intere opere sono state
dedicate all’interpretazione psicanalitica di testi biblici.
Ne sono seguite vivaci discussioni.
Gli studi di psicologia e di psicanalisi apportano all’esegesi biblica un arricchimento,
poiché, grazie ad essi, i testi della Bibbia possono essere meglio compresi
in quanto esperienze di vita e regole di comportamento.
La religione, come è noto, è sempre in una situazione di dibattito con l’inconscio.
Partecipa, in misura molto ampia, al corretto orientamento delle pulsioni umane.
Le tappe che la critica storica percorre metodicamente hanno bisogno di essere
completate da una studio dei diversi livelli della realtà espressa nei testi.
La psicologia e la psicanalisi si sforzano di avanzare in questa direzione.
Aprono la strada a una comprensione pluridimensionale della Scrittura e aiutano a decifrare il linguaggio umano della Rivelazione.
La psicologia e, in altro modo, la psicanalisi hanno portato, in particolare,
una nuova comprensione del simbolo. Hanno anche aiutato a
comprendere meglio il significato dei riti del culto, dei sacrifici, dei divieti,
a spiegare il linguaggio immaginoso della Bibbia,
la portata metaforica dei racconti di miracoli,
la forza drammatica delle visioni o dei messaggi apocalittici.
Non si tratta semplicemente di descrivere il linguaggio simbolico della Bibbia,
ma di comprendere la sua funzione di rivelazione e di interpellazione:
la realtà “numinosa” di Dio entra lì in contatto con l’uomo.

Psicologia e psicanalisi, utili per precisare l’estensione della responsabilità umana,
non devono eliminare la realtà del peccato e della salvezza.

Le scienze umane non si riducono alla sociologia, all’antropologia culturale e alla psicologia. Altre discipline possono essere ugualmente utili per l’interpretazione della Bibbia. In tutti questi campi è necessario rispettare le competenze di ciascun studioso.

07/12/10

 

Il problema teologico è quello di identificare le funzioni e le possibilità della ragione, in rapporto a temi specifici circa i quali la Fede la interroga.

Per esempio, prendiamo il concetto di “evidenza”.

L’evidenza è il darsi a vedere di qualcosa, il presentarsi da sé e in se medesimo, in modo tale che al vedente bastino per vedere quello che si presenta. Ora la rivelazione di Dio è indeducibile e il problema che sorge è se possiamo attribuire  una possibilità di essere colto al suo presentarsi, analoga a quella che abbiamo conosciuto nell’evidenza?

La risposta la troviamo facendo riferimento allo Spirito e alla grazia. Solo ad esse sono riconducibili, infatti, la rivelazione e la fede e il loro corrispondersi.  Il discorso teologico ha il compito di porre al sicuro la libertà e la gratuità dell’evento di rivelazione. Quello che è presentato non da altro e in altro, si presenta da sé e in sé, si da da vedere in se stesso (autoevidenza).

 

 

La Verità

Pubblicato: gennaio 6, 2011 in la Verità

Secondo il monaco Paolo Giannoni, nel suo libro “l’orante”, Verità e libertà sono due parole delicate. La libertà può essere intesa come un processo, piuttosto che come una proprietà acquisita. La verità può essere intesa, analogamente, come una vocazione piuttosto che un possesso. L’umiltà della verità nasce dall’adorazione, perchè dinanzi a Dio i grandi termini umani hanno un significato più ampio di quello che gli studiosi registrano. Il discorso della fede parte dal fondamento che Dio è Verità. In questo modo, il termine riceve una paradossale “determinazione superiore”, riceve uno slargo di significato e il suo contenuto può essere compreso solo a partire dalla parola «Dio». L’uso di qualsiasi termine dentro l’orizzonte teologico, comporta una reduplicazione di “significato”, ossia la parola “verità” comporta una ricca serie di elementi che l’arrichiscono. Essa comporta anche un versante affettivo: pronunziandola si esprime aspirazione, negazione, fastidio , gioia, ecc. Il riferimento a Dio adduce a una particolare ricchezza.

La preghiera con la sua forza liberante vince il peccato che soffoca la verità nell’ingiustizia (Rm 1,18); la verità dello Spirito vince il male nel quale si cambia la verità di Dio nella menzogna (Rm 1,25) e scrive l’autenticità dell’uomo, che è legge a se stesso (Rm 2,15), perchè è immagine di Dio, in forza di una «partecipazione della verità eterna» (che è Dio; Summa theologica I-II,71,6 – San Tommaso D’Aquino). Questa è la verità creaturale e perchè essa i compia, a tutti è dato lo Spirito Santo (II-II, 8,3 ad 3) perchè Egli non lascia nessuno senza Luce. Certamente la Verità eterna eccede la ragione; eppure è posta nella profonda essenzialità della creatura. La preghiera di adorazione porta nella storia questa profondità e diventa così l’arte di cui Dio è artefice, ed ogni persona ha da collaborare con Lui, sviluppando l’aspirazione estetica profonda presente in tutte le creature. In questo caso non esiste nessun vantaggio nel porre in contrasto la cultura laica con quella teologica. Non è possibile separare l’illuminismo razionale dall’illuminazione religiosa, l’insegnamento dalla conversione. Questo non significa annullare le differenza, ma affermare che la verità dell’uomo è un processo mai giunto al termine, non solo nella sua conoscibilità, ma anche nella sua continua e storica ulteriorità.

  • Perché “illuminò più la Chiesa che tutti gli altri dottori. Nei suoi libri giova di più l’uomo che si applica durante un solo anno, che nello studio di tutti gli altri durante tutta la vita”. (Giovanni XXII)
  • Perché tenne in somma venerazione gli antichi sacri dottori, per questo ebbe in sorte, in certo qual modo, l’intelligenza di tutti.
  • Perché “la Chiesa ha proclamato che la dottrina di San Tommaso è la sua propria dottrina”. (Benedetto XV)
  • E perché Dio ha disposto che per la forza e la verità della dottrina del Dottore Angelico “le eresie vinte e confuse, si disperdano come nebbia…”. (Costituzioni n°227)

Allo stesso modo la sua conoscenza è insostituibile e fondamentale

  • per la corretta interpretazione delle Sacre Scritture,
  • per poter trascendere il sensibile e giungere all’unione con Dio,

per edificare l’edificio della Sacra Teologia sopra le solide basi che consentono una conoscenza profonda della filosofia dell’essere, “patrimonio filosofico perennemente valido” tenendo conto di tutti i progressi dell’investigazione filosofica.

 

L’esegeta deve tener conto dei diversi approcci basati sulla Tradizione perchè la Bibbia è un insieme di testimonianze di una grande Tradizione.

L’APPROCCIO CANONICO

Esso completa il metodo storico-critico. Interpreta ogni testo biblico alla luce del canone delle Scritture, cioè della Bibbia ricevuta come norma di Fede da una comunità di credenti. Il canone biblico è l’elenco dei testi contenuti nella Bibbia e riconosciuti come ispirati da Dio e dunque sacri, normativi per la comunità dei credenti.
Si considera così la Bibbia nel suo insieme. Si situa ogni testo all’interno dell’unico disegno di Dio per arrivare a un’attualizzazione della Scrittura per il nostro tempo. I problemi di interpretazione nascono dal rapporto tra canone ebraico e quello cristiano.

L’APPROCCIO MEDIANTE IL RICORSO ALLE TRADIZIONI INTERPRETATIVE GIUDAICHE

4-5 secoli prima della venuta di Cristo, l’Antico Testamento assunse la sua forma finale nel giudaismo. La traduzione greca dei settanta fu una delle più antiche interpretazioni della Bibbia. I migliori esegesi cristiani, da Origene a San Girolamo, hanno tratto profitto dall’erudizione biblica giudaica per comprendere la Bibbia. Le tradizioni giudaiche antiche permettono, infatti, di conoscere i Settanta, Bibbia giudaica. La letteratura giudaica extra canonica è un’altra fonte importante per interpretare il Nuovo Testamento. Per esempio i midrashim o i targumim aiutano a interpretare la Bibbia nel contesto giudaico dei primi secoli.
Numerosi esegeti dell’Antico Testamento fanno ricorso agli studiosi biblici ebrei, dall’antichità fino ad oggi. Il contesto delle due comunità, ebraica e cristiana, è totalmente diverso, per cui ci sono alla fine, nonostante molti contatti e similitudini, due punti di partenza diversi per l’interpretazione delle Scritture.

L’APPROCCIO ATTRAVERSO LA STORIA DEGLI EFFETTI DEL TESTO

Si basa su due principi:
1) un testo diventa un’opera letteraria solo quando incontra dei lettori che gli danno vita appropriandosene;
2) l’appropriazione del testo (individuale o comunitaria) contribuisce a far meglio comprender il testo stesso.
Si confronta il testo con i suoi lettori e le loro reazioni. Si studiano così le dinamiche scaturite. I lettori accostano il testo alle loro dinamiche, propongono un’interpretazione, e possono creare anche un’altra opera che si ispira alla propria lettura della Scrittura. Bisogna però far attenzione a non privilegiare un particolare momento della storia degli effetti per ricavare una regola generale di interpretazione.

Il metodo di analisi letteraria si avvale di tre metodi di analisi:

1) retorica
2) narrativa
3) semiotica
L’ANALISI RETORICA
La retorica è l’arte di comporre discorsi persuasivi. Tutti i testi biblici sono dei discorsi persuasivi. Ci sono tre tipi di retorica: quella classica usata dai latini e greci; quella attenta ai componimenti semitici e quella moderna. Ci sono tre elementi caratteristici: l’oratore, il discorso e i destinatari.

1) La retorica era molto usata dai greci e, per questo motivo, gli esegesi utilizzano alcuni aspetti della retorica classica per analizzare alcuni scritti biblici.

2) Altri esegesi, invece, utilizzano la retorica che studia le composizioni simmetriche così come erano diffuse nella cultura semitica del tempo, grazie alle quali sussistono rapporti tra i vari elementi del testo. Lo studio delle molteplici forme di parallelismo e dei procedimenti di composizione semitici permette di discernere la struttura letteraria dei testi per comprenderli meglio.

3) La retorica moderna, invece, fa uso di alcune discipline moderne, come la semiotica, la linguistica, l’antropologia e la sociologia. Essa cerca di penetrare nel cuore del linguaggio della rivelazione in quanto linguaggio persuasivo capace di avere un impatto sui destinatari. Essa pone, dunque, l’attenzione sulla capacità persuasiva e convincente del linguaggio.

Le analisi retoriche non sono sufficienti da sole e, nel caso in cui si limitano a descrivere, hanno un valore solo stilistico.

L’ANALISI NARRATIVA

E’ un metodo di comprensione e di comunicazione del messaggio biblico che corrisponde alla forma del racconto e della testimonianza. Per esempio, la proclamazione del Kerigma comprende la sequenza narrativa della vita, morte e resurrezione di Gesù.

Si distinguono i metodi di analisi e riflessione teologica.

METODI DI ANALISI

Ci sono molteplici metodi di analisi: quelli che studiano i modelli narrativi antichi e quelli che hanno dei punti in comune con la semiotica (disciplina che studia i segni).
L’analisi narrativa studia il modo con cui viene raccontata la storia al fine di coinvolgere l’ascoltatore. Un testo esercita la sua influenza in ogni tempo, nel momento in cui i lettori reali (quelli che hanno accesso al testo, dai primi destinatari fino ai lettori di oggi) si identificano con il lettore implicito (colui che effettua le operazioni mentali e affettive richieste per entrare nel mondo del racconto e rispondervi). Uno dei compiti principali dell’esegesi è quello di facilitare questa identificazione.

RIFLESSIONE TEOLOGICA

Considera le conseguenze che comporta, per l’adesione di Fede, la natura del racconto, e quindi di testimonianza, della Sacra Scrittura. Da ciò si deduce un’ermeneutica (metodologia di interpretazione) di tipo pratico e pastorale. Si cerca di raccontare la salvezza in vista della salvezza: c’è un appello esistenziale, nel racconto biblico, rivolto al lettore.

L’approccio sincronico (si concentra sullo studio del testo biblico così come si presenta nel suo stato finale) dell’analisi narrativa non è sufficiente da solo, ma va completato con gli studi diacronico.

ANALISI SEMIOTICA

Un’altro approccio sincronico è l’analisi semiotica. La semiotica veniva chiamata “strutturalismo”, che fa capo al linguista De Saussure, secondo cui ogni lingua è un sistema di relazioni che obbedisce a determinate regole. Greimas fu uno dei più importanti studiosi che hanno applicato la semiotica allo studio della Bibbia.

METODO GREIMAS

La semiotica si basa su tre principi:

1) Principio di immanenza: ogni testo forma un tutto di significazione; l’analisi considera il testo, senza far riferimento a dati esterni, come l’autore, i destinatari, ecc.

2) Principio di struttura del senso: l’analisi del testo consiste nel stabilire la rete di relazione tra gli elementi, a partire dalla quale si stabilisce il significato del testo.

3) Principio della grammatica del testo: ogni testo rispetta una grammatica, cioè un certo numero di regole e strutture. In un discorso ci sono diversi livelli aventi ciascuno una sua grammatica.

La negazione del soggetto e dei riferimenti extra-testuali possono portare ad uno studio formale. In questo modo, non si può cogliere il messaggio dei testi. L’analisi semiotica, dunque, può essere utile solo se non si perde negli arcani di un linguaggio complicato e viene insegnata in termini semplici nei suoi elementi principali.

Lo scopo del documento è quello di precisare l’orientamento che meglio corrisponde alla missione dell’esegesi nella Chiesa. Ci sono diversi metodi scientifici per studiare la Sacra Scrittura. Ci sono diversi documenti pontifici, tra cui la Dei Verbum del Concilio Vaticano II, che affrontano la questione.

METODO STORICO CRITICO
C’è il metodo storico critico, molto usato in esegesi, è attento all’evoluzione storica dei testi o delle tradizioni nel corso del tempo-diacronia (considerazione e valutazione dei fatti linguistici secondo il loro divenire nel tempo; lo sviluppo stesso dei fatti linguistici nel tempo (si contrappone asincronia) | (estens.) considerazione e valutazione di qualunque fatto secondo il suo divenire nel tempo; lo sviluppo stesso nel tempo di tale fatto). Il metodo storico critico è, dunque, uno dei metodi diacronici di ricostruire il passato, cioè studia sia la portata storica dei testi antichi e sia i processi storici di produzione dei testi biblici (processi diacronici). Tale metodo è diventato importante quando si è passato dalla critica testuale a quella letteraria, a quella delle forme e all’analisi della redazione. In questo modo, rende possibile al lettore moderno il significato dei testi biblici, in particolare, permette all’esegeta di comprendere il contenuto della rivelazione divina.

La critica testuale si basa sulla testimonianza dei migliori manoscritti antichi e cerca di stabilire, in base a precise regole, quale testo è più vicino possibile a quello originale. Grazie alla filologia storica si fa un’analisi linguistica e semantica.

La critica letteraria si sforza di individuare l’inizio e la fine delle unità testuali e di verificare la coerenza dei testi.

La critica dei generi cerca di individuare i generi letterari.

La critica delle tradizioni situa i testi nelle specifiche correnti di tradizioni.

La critica di redazione studia la modifica dei testi prima di essere stati posti nella versione finale.

La critica storica completa quella letteraria per precisare la portata storica.

In questo modo vengono messe in luce le diverse tappe dello svolgimento della rivelazione. Questo metodo ha prodotto opere di esegesi e di teologia biblica di grande valore, nonostante alcune critiche. Lo studio diacronico è indispensabile per far comprendere il dinamismo storico che anima la Sacra Scrittura. Esso tuttavia non è sufficiente.

A tale metodo si contrappongono altri che studiano i testi nella prospettiva del tempo presente, facendo riferimento alla filosofia, alla psicologia, alla sociologia, alla politica, ecc. Per evitare di trasformare la Bibbia in un libro chiuso, si ritengono necessari approcci più semplici, in base ai quali ci sia un accostamento più spirituale alla Sacra Scrittura. Quindi, è necessaria una lettura guidata dall’ispirazione personale soggettiva e destinata a nutrire tale ispirazione.
Il prossimo Metodo che analizzeremo è quello letterario

Sintesi del Dei Verbum (1965)

Pubblicato: gennaio 4, 2011 in Dei Verbum

Dio ha voluto rivelare se stesso al suo popolo. Ha voluto farsi conoscere a partire da Adamo ed Eva. La bontà di Dio e tutti i suoi attributi sono stati rivelati al suo popolo. Non solo ha parlato per mezzo dei profeti, ma ha anche mandato il suo Figlio prediletto, generato e non creato, uguale a Lui nella sostanza. Vedendo Gesù si vede il Padre, cioè si vede la sua stessa bontà, la sua stessa misericordia, e tutti gli attributi divini. A Dio è dovuta l’obbedienza nella Fede. Obbedire deriva dalla parola ob audire, cioè sottoporre liberamente il proprio intelletto e la propria volontà all’ascolto di ciò che Dio vuole e dice. Lo Spirito Santo viene in aiuto con i suoi doni per vivere pienamente questa Fede. Gesù stesso volle che i suoi discepoli predicassero il Vangelo a tutte le genti. La Sacra Scrittura è Parola di Dio scritta da uomini sotto ispirazione dello Spirito Santo. Essa va letta e interpretata secondo il giusto significato letterale, il contesto storico e culturale dell’epoca. Gli Apostoli per trasmettere il Vangelo integralmente ai posteri, incaricarono i vescovi ad assumere questo compito. Gli apostoli hanno ammonito i fedeli ad attenersi alla sacra tradizione trasmessa sia per iscritto e sia per orale. La tradizione cresce per opera dello Spirito Santo, grazie alla comprensione e meditazione, all’intelligenza delle cose spirituali, alla predicazione. La Sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono congiunte e comunicanti tra di loro.L’ufficio d interpretare le Sacre Scritture appartiene al Magistero. Tale ufficio insegna solo ciò che è stato trasmesso. Quindi, Tradizione, Sacra Scrittura e Magistero contribuiscono insieme alla salvezza delle anime. Il Vecchio Testamento si riferisce sempre alla persona di Gesù; quindi, VT e NT sono interconnessi e il Vangelo ha una superiorità perchè si riferisce alle opere, la vita e le parole di Gesù. La Chiesa venera sia il Corpo di Cristo e sia le Sacre Scritture. Entrambe danno un nuovo impulso alla vita spirituale dei credenti. La Sacra Scrittura, infatti, è capace di convertire le persone. Il nutrimento spirituale sia dei fedeli, come dei sacerdoti e dei consacrati, deve avvenire con l’ascolto perseverante della Sacra Scrittura, accompagnata dalla preghiera. In particolar modo, devono farlo i teologi, gli esegesi, gli studiosi e predicatori, se vogliono trasmetterla agli altri.