Archivio per la categoria ‘L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa’

Il NT è pieno di allusioni e citazioni dell’AT. La rivelazione divina che troviamo nell’AT trova il suo pieno compimento in Gesù. La posizione personale e originale di Gesù, rispetto a quella degli scribi e dei farisei, era quella di una fedeltà più profonda alla volontà di Dio. La sua accoglienza verso i pubblicani e i peccatori, per esempio, era ciò che voleva veramente il Padre Celeste, al contrario di quanto pensavano all’epoca gli scribi e i farisei. La morte e la resurrezione di Gesù provocarono un sconvolgimento nell’interpretazione giusta dei salmi e degli oracoli messianici. La resurrezione di Gesù diede a quei testi, una pienezza di significato prima inconcepibile. Gli autori del NT, lessero l’AT alla luce dell’evento pasquale della resurrezione di Cristo. Lo Spirito Santo, inviato da Cristo, ne fece scoprire il senso spirituale. San Paolo dimostra come la TORAH, come sistema legislativo, annuncia essa stessa la sua fine, come leggiamo in Ebrei 7, 11ss.

Dal sacerdozio levitico
al sacerdozio secondo l’ordine di Melchisedek

[11]Or dunque, se la perfezione fosse stata possibile per mezzo del sacerdozio levitico – sotto di esso il popolo ha ricevuto la legge – che bisogno c’era che sorgesse un altro sacerdote alla maniera di Melchìsedek, e non invece alla maniera di Aronne? [12]Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge. [13]Questo si dice di chi è appartenuto a un’altra tribù, della quale nessuno mai fu addetto all’altare.[14]E’ noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio.L’abrogazione della legge antica[15]Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchìsedek, sorge un altro sacerdote[16]che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile. [17]Gli è resa infatti questa testimonianza:Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek.[18]Si ha così l’abrogazione di un ordinamento precedente a causa della sua debolezza e inutilità – [19]la legge infatti non ha portato nulla alla perfezione – e si ha invece l’introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale ci avviciniamo a Dio.

Da ciò consegue che i pagani che aderiscono alla Fede in Cristo non devono essere sottomessi a tutti i precetti della legislazione biblica, oramai ridotta allo statuto di istituzione legale di un popolo particolare, ma devono nutrirsi dell’AT come Parola di Dio, che permette di scoprire meglio tutte le dimensioni del mistero pasquale di cui essi vivono.

I rapporti tra AT e NT presentano alcune complessità. Gli autori del NT fanno riferimento alle conoscenze e ai procedimenti di interpretazione del loro tempo. Gli esegesi devono tener conto anche di questo, cioè deve acquisire la conoscenza dei procedimenti antichi per capire l’uso che ne viene fatto. Inoltre, deve tener conto del fatto che una la Bibbia contiene tensioni dinamiche e non c’è uno spirito di sistematizzazione perché ha accolto molti modi di interpretare gli stessi avvenimenti.

Leggiamo l’oracolo di Geremia sui 70 anni di castigo meritati da Gerusalemme e Giuda e notiamo in seguito le riletture fatte dalla Bibbia stessa:

25,11-12

Tutta questa regione sarà abbandonata alla distruzione e alla desolazione e queste genti resteranno schiave del re di Babilonia per settanta anni. Quando saranno compiuti i settanta anni, io punirò il re di Babilonia e quel popolo – dice il Signore – per i loro delitti, punirò il paese dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione perenne.

29,10

Pertanto dice il Signore: Solamente quando saranno compiuti, riguardo a Babilonia, settanta anni, vi visiterò e realizzerò per voi la mia buona promessa di ricondurvi in questo luogo.

Nel secondo libro delle Cronache viene verificata la realizzazione dell’oracolo:

Ma Amasia non lo ascoltò. Era volontà di Dio che fossero consegnati nelle mani del nemico, perché si erano rivolti agli dèi di Edom. 21Allora Ioas, re d’Israele, si mosse; si affrontarono, lui e Amasia, re di Giuda, a Bet-Semes, che appartiene a Giuda.22Giuda fu sconfitto di fronte a Israele e ognuno fuggì nella propria tenda. 23Ioas, re d’Israele, fece prigioniero Amasia, re di Giuda, figlio di Ioas, figlio di Ioacàz, a Bet-Semes. Condottolo a Gerusalemme, aprì una breccia nelle mura di Gerusalemme, dalla porta di Èfraim fino alla porta dell’Angolo, per quattrocento cubiti.

Dopo molto tempo, un ulteriore rielaborazione la ritroviamo nel libro di Daniele:
24Settanta settimane sono fissateper il tuo popolo e per la tua santa cittàper mettere fine all’empietà,mettere i sigilli ai peccati,espiare l’iniquità,stabilire una giustizia eterna,suggellare visione e profeziae ungere il Santo dei Santi.25Sappi e intendi bene:da quando uscì la parolasul ritorno e la ricostruzione di Gerusalemmefino a un principe consacrato,vi saranno sette settimane.Durante sessantadue settimanesaranno restaurati, riedificati piazze e fossati,e ciò in tempi angosciosi.26Dopo sessantadue settimane,un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui.Il popolo di un principe che verràdistruggerà la città e il santuario;la sua fine sarà un’inondazionee guerra e desolazioni sono decretate fino all’ultimo.27Egli stringerà una solida alleanza con moltiper una settimana e, nello spazio di metà settimana,farà cessare il sacrificio e l’offerta;sull’ala del tempio porrà l’abominio devastante,finché un decreto di rovinanon si riversi sul devastatore”.

L’interpretazione nella tradizione biblica: la Rilettura – Riassunto dell’Interpretazione della Bibbia nella Chiesa (1993)

Per interpretazione nella tradizione della Bibbia si intende il modo con cui la Bibbia stessa interpreta le esperienze umane o gli avvenimenti della storia di Israele oppure come utilizza le varie fonti, provenienti anche da altre religioni, e come le utilizza.

L’interpretazione nella tradizione della Bibbia comporta diversi aspetti.
Le osservazioni da fare sono queste:

L’interpretazione dev’essere fonte di consenso sui punti essenziali, per la fede viva delle comunità ecclesiali.
L’interpretazione deve avere un aspetto di creatività e saper affrontare questioni nuove, partendo dalla Bibbia.
L’interpretazione dev’essere pluralistica (il significato dell’insieme non si può mai esaurire poiché i testi stessi hanno rapporti di tensione tra loro).

RILETTURE

Gli scritti posteriori si basano spesso su quelli anteriori e ne ripropongono alcune riletture.
Per esempio, in Genesi 15,7 leggiamo l’eredità di una terra promessa da Dio ad Abramo per la sua discendenza

E gli disse: “Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra

e 18:

In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram:
“Alla tua discendenzaio do questa terra,dal fiume d’Egittoal grande fiume, il fiume Eufrate

Possiamo notare come la rilettura di questi passi, diventa in Esodo 15,17, L’entrata nel Santuario di Dio:

Tu lo fai entrare e lo piantisul monte della tua eredità,luogo che per tua dimora,Signore, hai preparato,santuario che le tue mani,Signore, hanno fondato.

diventa anche la partecipazione al riposo di Dio, come leggiamo nel Salmo 132,7-8:

7 Entriamo nella sua dimora,prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.
8 Sorgi, Signore, verso il luogo del tuo riposo,tu e l’arca della tua potenza.

questo riposo è riservato ai veri credenti, come leggiamo nel Salmo 98, 8-11:

Non indurite il cuore come a Merìba,come nel giorno di Massa nel deserto,
9 dove mi tentarono i vostri padri:mi misero alla provapur avendo visto le mie opere.
10 Per quarant’anni mi disgustò quella generazionee dissi: “Sono un popolo dal cuore traviato,non conoscono le mie vie”.
11 Perciò ho giurato nella mia ira:”Non entreranno nel luogo del mio riposo”.

e come leggiamo anche in Ebrei 3,7 -4,11

Per questo, come dice lo Spirito Santo:
Oggi, se udite la sua voce,8non indurite i vostri cuoricome nel giorno della ribellione,il giorno della tentazione nel deserto,9dove mi tentarono i vostri padri mettendomi alla prova,pur avendo visto per quarant’anni le mie opere.10Perciò mi disgustai di quella generazionee dissi: hanno sempre il cuore sviato.Non hanno conosciuto le mie vie.11Così ho giurato nella mia ira:non entreranno nel mio riposo.
12Badate, fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza fede che si allontani dal Dio vivente.13Esortatevi piuttosto a vicenda ogni giorno, finché dura questo oggi, perché nessuno di voi si ostini, sedotto dal peccato.14Siamo infatti diventati partecipi di Cristo, a condizione di mantenere salda fino alla fine la fiducia che abbiamo avuto fin dall’inizio. 15Quando si dice:
Oggi, se udite la sua voce,non indurite i vostri cuoricome nel giorno della ribellione,
16chi furono quelli che, dopo aver udito la sua voce, si ribellarono? Non furono tutti quelli che erano usciti dall’Egitto sotto la guida di Mosè? 17E chi furono coloro di cui si è disgustato per quarant’anni? Non furono quelli che avevano peccato e poi caddero cadaveri nel deserto? 18E a chi giurò che non sarebbero entrati nel suo riposo, se non a quelli che non avevano creduto? 19E noi vediamo che non poterono entrarvi a causa della loro mancanza di fede.
1 Dovremmo dunque avere il timore che, mentre rimane ancora in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. 2Poiché anche noi, come quelli, abbiamo ricevuto il Vangelo: ma a loro la parola udita non giovò affatto, perché non sono rimasti uniti a quelli che avevano ascoltato con fede. 3Infatti noi, che abbiamo creduto, entriamo in quel riposo, come egli ha detto:
Così ho giurato nella mia ira:non entreranno nel mio riposo!
Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. 4Si dice infatti in un passo della Scrittura a proposito del settimo giorno: E nel settimo giorno Dio si riposò da tutte le sue opere. 5E ancora in questo passo: Non entreranno nel mio riposo! 6Poiché dunque risulta che alcuni entrano in quel riposo e quelli che per primi ricevettero il Vangelo non vi entrarono a causa della loro disobbedienza, 7Dio fissa di nuovo un giorno, oggi, dicendo mediante Davide, dopo tanto tempo:
Oggi, se udite la sua voce,non indurite i vostri cuori!
8Se Giosuè infatti li avesse introdotti in quel riposo, Dio non avrebbe parlato, in seguito, di un altro giorno. 9Dunque, per il popolo di Dio è riservato un riposo sabbatico. 10Chi infatti è entrato nel riposo di lui, riposa anch’egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie. 11Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza.

E infine, la rilettura diventa ingresso nel Santuario celeste, in Ebrei 6,12ss

12perché non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che, con la fede e la costanza, divengono eredi delle promesse.13Quando infatti Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò per se stesso14dicendo: Ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza. 15Così Abramo, con la sua costanza, ottenne ciò che gli era stato promesso. 16Gli uomini infatti giurano per qualcuno maggiore di loro, e per loro il giuramento è una garanzia che pone fine a ogni controversia. 17Perciò Dio, volendo mostrare più chiaramente agli eredi della promessa l’irrevocabilità della sua decisione, intervenne con un giuramento, 18affinché, grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. 19In essa infatti abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario, 20dove Gesù è entrato come precursore per noi, divenuto sommo sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchìsedek.

e, quindi, diventa l’eredità eterna, in Ebrei 9,15:
Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa.

Dinanzi alla molteplicità di significati, l’esegesi storico-critica ha adottato la tesi dell’unicità di significato, secondo la quale un testo non può avere più significati. Ciò si scontra con le scienze del linguaggio e le ermeneutiche filosofiche che affermano la polisemia dei testi scritti. Alcuni principi da seguire sono i seguenti:

SENSO LETTERALE

Da non confondersi con quello letteralistico dei fondamentalisti. Oltre a tradurre il senso della parola, occorre comprenderla secondo le convenzioni letterarie del tempo.

Per esempio, il senso letterale dell’espressione metaforica “Abbiate la cintura ai fianchi” (Lc 12,35) è:
“abbiate un atteggiamento di disponibilità immediata”.

Il senso letterale di un racconto biblico non significa necessariamente che quel racconto è realmente accaduto, ma può essere anche frutto dell’immaginazione.

Il senso letterale della Scrittura è quello espresso direttamente dagli autori ispirati. Essendo frutto dell’ispirazione, questo senso è voluto anche da Dio, autore principale.

Gli esegeti, usando il metodo storico-critico, hanno spesso limitato a collegare il testo al preciso contesto storico. Al contrario, l’esegesi deve precisare la direzione di pensiero del testo che può avere sviluppi al di là del contesto storico.

Infine, il testo scritto è aperto a ulteriori sviluppi che si producono grazie a riletture in contesti nuovi, senza cadere nel soggettivismo.

IL SENSO SPIRITUALE

E’ il senso espresso dai testi quando vengono letti sotto l’influsso dello Spirito Santo, nel contesto del mistero Pasquale di Cristo e della vita nuova che ne risulta. Se un testo biblico si riferisce direttamente al mistero pasquale di Cristo o alla vita nuova che ne risulta, allora il senso letterale corrisponde con quello spirituale. E’ il caso abituale nel NT. Quando c’è una distinzione, il senso spirituale non può mai essere privato dei rapporti con il senso letterale che ne rimane la base indispensabile. Il senso spirituale non va confuso con le interpretazioni soggettive dovute all’immaginazione o alle speculazioni intellettive. Esso scaturisce dalla relazione del testo con l’evento Pasquale e con la sua fecondità. L’esegesi antica ha interpretato tutta la Scrittura, fin nei minimi particolari, nella chiave del mistero Pasquale. Un aspetto del senso spirituale è quello tipologico: per esempio, Adamo è citato come figura di Cristo, oppure il Diluvio prefigura il battesimo, ecc.

IL SENSO PIENO

Lo Spirito Santo, autore fondamentale della Bibbia, può guidare l’autore umano nella scelta delle sue espressioni, in modo tale che queste esprimano una verità di cui egli non percepisce tutta la profondità. Questa viene rivelata nel corso del tempo grazie a:

– ulteriori realizzazioni divine che manifestano meglio la portata dei testi;
– l’inserimento dei testi nel canone delle Scritture.

L’esegesi tiene conto anche dell’Ermeneutica filosofica contemporanea che mette in evidenza l’implicazione della soggettività nella conoscenza, specie quella storica.
La necessità di un’ermeneutica, cioè di un’interpretazione nell’oggi del nostro mondo, trova un fondamento nella Bibbia stessa. L’ermeneutica contemporanea è una reazione al positivismo storico.

Si fa riferimento, in particolare, all’analisi ermeneutica di Martin Heidegger. Il filosofo Ricoeur sostiene che c’è una distanza tra il testo e l’autore , perchè una volta prodotto, il testo acquista una certa autonomia rispetto all’autore; inizia un percorso di significato. Un’altra distanza esiste tra il testo e i suoi lettori successivi. Siccome va rispettato il mondo del testo nella sua alterità è necessario il metodo storico-critico per la giusta interpretazione. Inoltre, il significato di un testo va attualizzato nel vissuto dei lettori che se ne appriopriano. A partire dalla loro situazione, questi sono chiamati a far emergere significati nuovi, in linea con il senso fondamentale del testo.

Non tutte le correnti ermeneutiche sono adeguate all’interpretazione della Sacra Scrittura (come quella di Bultman).
La conoscenza biblica non deve mai fermarsi al linguaggio, ma deve cercare di raggiungere la realtà di cui parla il testo. Si tratta di un linguaggio che fa pensare, che mira alla realtà trascendente e conduce la persona ad essere cosciente della dimensione profonda del suo essere. L’ermeneutica biblica è un caso unico perchè gli eventi della salvezza e il loro compimento nella persona di Gesù danno senso a tutta la storia umana. Le interpretazione storiche possono essere solo uno svelamento o un’esposizione di queste ricchezze di significato.

 

Parte dal presupposto secondo cui la Bibbia essendo Parola di Dio va presa alla lettera senza tener conto di ogni metodo scientifico di esegesi, tra cui quello storico-critico. Il fondamentalismo si è diffuso in America e poi nel mondo grazie ad alcune sette. Attraverso queste sette si attirano le persone cercando di offrire loro risposte bibliche ai loro problemi della vita. Al contrario, la Bibbia non contiene necessariamente una risposta immediata ai ciascun problema. Il fondamentalismo è antiecclesiale e non tiene conto del fatto che la Bibbia è stata scritta secondo un linguaggio comune dell’epoca.

Verso la fine del 1800, per tutelare i diritti della donna che erano violati, sorse un’ermeneutica biblica femminista e fu scritto in America il The Woman’s Bible. L’ermeneutica femminista usa il metodo storico-critico aggiungendoci il criterio femminista e quello sociologico.

CRITERIO FEMMINISTA

Esso si ispira al movimento di liberazione della donna e utilizza l’ermeneutica del SOSPETTO: siccome la storia è sempre stata scritta dai vincitori, occorre trovare una chiave di lettura diversa per scoprire la verità.

CRITERIO SOCIOLOGICO

Studia la società ai tempi biblici e, in particolare, il ruolo della donna ai quei tempi.

L’oggetto di studio è dunque la situazione della donna nel 1 secolo e quella dei Vangeli, cioè quella riscattata da Gesù e che si trovava nelle prime chiese cristiane.

Uno dei testi più citati a fondamento dell’approccio femminista è Galati 3,28:

28 Non v’è qui nè Giudeo nè Greco, non v’è né schiavo nè libero, non v’è nè maschio nè femmina, poichè voi tutti siete uno in Cristo Gesù.


Il contributo dell’esegesi femminista è quello di aver portato le donne a fare una ricerca esegetica approfondita e a studiare ben il ruolo femminile nella Bibbia. Il rischio è quello di interpretare i testi biblici in modo tendenzioso e contrastabile.

Gli esegeti adottano punti di vista secondo le correnti di pensiero contemporanee. Tuttavia devono stare attenti ad alcune correnti come la teologia della liberazione.

La Teologia della liberazione nasce dopo il Concilio Vaticano II e dopo il ’68. Essa cerca di dare una chiave di lettura che nasce dalla situazione che vive il popolo. In questo modo commette un errore perché non si concentra su ciò che dice il testo nel suo contesto di origine. Essa si concentra essenzialmente sui testi biblici che parlano delle oppressioni del popoli e che ispirano ad una pressi che tende al cambiamento sociali. Secondo la Teologia della L., gli esegesi devono stare dalla parte dei poveri perchè Dio è il Dio dei poveri e la Bibbia è Parola di liberazione per i poveri. Se da una parte l’esegesi non può essere neutra, non deve nemmeno essere unilaterale. Alcuni esegesi, volendo adottare la teologia della liberazione, si sono persino ispirati ad analisi marxiste della società. Ci si è concentrati più su un’escatologia terrena, a detrimento di quella trascendentale della Scrittura.

Le scienze umane, come la sociologia, l’antropologia e la psicologia hanno aiutato gli esegesi nei loro studi

L’APPROCCIO SOCIOLOGICO

I testi religiosi sono legati con le società nelle quali hanno avuto origine. La spiegazione sociologica interpreta scientificamente la portata delle condizioni sociali di vita. La conoscenza dei dati sociologici che contribuiscono a far comprendere il funzionamento economico, culturale e religioso del mondo biblico è indispensabile alla critica storica, per fare un studio rigoroso. Il pericolo può essere quello di prestare più attenzione agli aspetti economici e istituzionali rispetto alle dimensioni personali e religiose.

L’APPROCCIO ATTRAVERSO L’ANTROPOLOGIA CULTURALE


L’antropologia culturale cerca di definire le caratteristiche dei diversi tipi di uomini
nel loro ambiente sociale.

Sulla base di diversi elementi si costituiscono delle tipologie e dei modelli,
comuni a parecchie culture.
Questo genere di studi può evidentemente essere utile per l’interpretazione dei testi biblici
ed è utilizzato per lo studio delle concezioni della parentela
nell’Antico Testamento, della posizione della donna nella società israelitica,
dell’influenza dei riti agrari, ecc.
Nei testi che riferiscono l’insegnamento di Gesù, per esempio le parabole,
molti dettagli possono essere illuminati grazie a questo approccio.
Questo approccio permette di distinguere meglio gli elementi permanenti
del messaggio biblico che hanno il loro fondamento nella natura umana,
e le determinazioni contingenti, dovute a culture particolari.
Tuttavia, come altri approcci particolari, anche questo è incapace, in se stesso,
di rendere conto dei contributi specifici della Rivelazione.
È opportuno esserne consapevoli al momento di valutare la portata dei suoi risultati.

APPROCCI PSICOLOGICI E PSICOANALITICI


Psicologia e teologia sono in dialogo tra loro.
L’estensione moderna delle ricerche psicologiche allo studio delle strutture
dinamiche dell’inconscio ha suscitato nuovi tentativi di interpretazione
dei testi antichi, e quindi anche della Bibbia. Intere opere sono state
dedicate all’interpretazione psicanalitica di testi biblici.
Ne sono seguite vivaci discussioni.
Gli studi di psicologia e di psicanalisi apportano all’esegesi biblica un arricchimento,
poiché, grazie ad essi, i testi della Bibbia possono essere meglio compresi
in quanto esperienze di vita e regole di comportamento.
La religione, come è noto, è sempre in una situazione di dibattito con l’inconscio.
Partecipa, in misura molto ampia, al corretto orientamento delle pulsioni umane.
Le tappe che la critica storica percorre metodicamente hanno bisogno di essere
completate da una studio dei diversi livelli della realtà espressa nei testi.
La psicologia e la psicanalisi si sforzano di avanzare in questa direzione.
Aprono la strada a una comprensione pluridimensionale della Scrittura e aiutano a decifrare il linguaggio umano della Rivelazione.
La psicologia e, in altro modo, la psicanalisi hanno portato, in particolare,
una nuova comprensione del simbolo. Hanno anche aiutato a
comprendere meglio il significato dei riti del culto, dei sacrifici, dei divieti,
a spiegare il linguaggio immaginoso della Bibbia,
la portata metaforica dei racconti di miracoli,
la forza drammatica delle visioni o dei messaggi apocalittici.
Non si tratta semplicemente di descrivere il linguaggio simbolico della Bibbia,
ma di comprendere la sua funzione di rivelazione e di interpellazione:
la realtà “numinosa” di Dio entra lì in contatto con l’uomo.

Psicologia e psicanalisi, utili per precisare l’estensione della responsabilità umana,
non devono eliminare la realtà del peccato e della salvezza.

Le scienze umane non si riducono alla sociologia, all’antropologia culturale e alla psicologia. Altre discipline possono essere ugualmente utili per l’interpretazione della Bibbia. In tutti questi campi è necessario rispettare le competenze di ciascun studioso.

07/12/10

 

L’esegeta deve tener conto dei diversi approcci basati sulla Tradizione perchè la Bibbia è un insieme di testimonianze di una grande Tradizione.

L’APPROCCIO CANONICO

Esso completa il metodo storico-critico. Interpreta ogni testo biblico alla luce del canone delle Scritture, cioè della Bibbia ricevuta come norma di Fede da una comunità di credenti. Il canone biblico è l’elenco dei testi contenuti nella Bibbia e riconosciuti come ispirati da Dio e dunque sacri, normativi per la comunità dei credenti.
Si considera così la Bibbia nel suo insieme. Si situa ogni testo all’interno dell’unico disegno di Dio per arrivare a un’attualizzazione della Scrittura per il nostro tempo. I problemi di interpretazione nascono dal rapporto tra canone ebraico e quello cristiano.

L’APPROCCIO MEDIANTE IL RICORSO ALLE TRADIZIONI INTERPRETATIVE GIUDAICHE

4-5 secoli prima della venuta di Cristo, l’Antico Testamento assunse la sua forma finale nel giudaismo. La traduzione greca dei settanta fu una delle più antiche interpretazioni della Bibbia. I migliori esegesi cristiani, da Origene a San Girolamo, hanno tratto profitto dall’erudizione biblica giudaica per comprendere la Bibbia. Le tradizioni giudaiche antiche permettono, infatti, di conoscere i Settanta, Bibbia giudaica. La letteratura giudaica extra canonica è un’altra fonte importante per interpretare il Nuovo Testamento. Per esempio i midrashim o i targumim aiutano a interpretare la Bibbia nel contesto giudaico dei primi secoli.
Numerosi esegeti dell’Antico Testamento fanno ricorso agli studiosi biblici ebrei, dall’antichità fino ad oggi. Il contesto delle due comunità, ebraica e cristiana, è totalmente diverso, per cui ci sono alla fine, nonostante molti contatti e similitudini, due punti di partenza diversi per l’interpretazione delle Scritture.

L’APPROCCIO ATTRAVERSO LA STORIA DEGLI EFFETTI DEL TESTO

Si basa su due principi:
1) un testo diventa un’opera letteraria solo quando incontra dei lettori che gli danno vita appropriandosene;
2) l’appropriazione del testo (individuale o comunitaria) contribuisce a far meglio comprender il testo stesso.
Si confronta il testo con i suoi lettori e le loro reazioni. Si studiano così le dinamiche scaturite. I lettori accostano il testo alle loro dinamiche, propongono un’interpretazione, e possono creare anche un’altra opera che si ispira alla propria lettura della Scrittura. Bisogna però far attenzione a non privilegiare un particolare momento della storia degli effetti per ricavare una regola generale di interpretazione.